Quest’articolo può suscitare polemiche, ma lo affronto in modo scientifico, e NON morale.
Cominciamo con una precisazione: l’omosessualità NON RIGUARDA SOLO GLI ESSERI UMANI.
Abbiamo riscontrato lo stesso fenomeno in tantissime specie, con motivazioni differenti. Una condizione sicuramente umana è data dall’educazione e dalla cultura, e su questo non si discute. Mentre gli altri animali sono sempre omosessuali per motivi indipendenti da loro, nel caso degli esseri umani le cose sono talvolta diverse.

L’omosessualità non umana

Omosessualità indotta

Granchio “femminizzato” da rhizocephala

Andiamo per ordine. L’omosessualità negli invertebrati e nei vertebrati è la prima barriera divisoria. Tra gli invertebrati conosciuti il fenomeno esiste, ed è anche diffuso. Animali con forti tendenze in questo senso sono ad esempio i crostacei, soprattutto i granchi. In questo caso l’omosessualità non si ha dalla nascita ma si acquisisce per effetto di parassiti. Presso i granchi esistono infatti dei parassiti, i Rhizocephala, che attaccano i genitali maschili distruggendoli. Modificano inoltre la produzione ormonale, trasformando così i maschi in femmine. Il processo è noto come femminilizzazione. Ho letto in internet favole leggendarie per cui il fenomeno si applicherebbe anche a noi. Ciò è assurdo. Il sesso dei vertebrati è definito in modo molto più netto e complesso.
Nel caso dei vertebrati non si hanno invece modifiche parassitarie, quanto differenze di tipo ormonale. Queste possono essere ereditarie o acquisite.

Omosessualità per stress

Concentriamoci sui mammiferi, in particolare quelli che vivono in branco, in quanto a noi più simili.
Tra i mammiferi, una condizione molto importante per lo sviluppo del nuovo nato è la condizione della madre. Mentre gli altri animali nascono da uova, quindi l’embrione è in qualche modo già formato all’esterno del corpo della genitrice, nei mammiferi le cose sono ben diverse.
Uno studio interessante ad esempio dimostra come alti livelli di stress impediscono la produzione di testosterone, poiché per motivi evolutivi lo stress femminile si combatte “bruciando” ossitocina, che è direttamente opposta all’ormone maschile.
Risultato: una madre molto stressata può non riuscire a produrre testosterone. Questo porta il nascituro a non ricevere la caratteristica “scarica” di testosterone che attiverà, al momento opportuno, lo sviluppo delle caratteristiche secondarie maschili.
In pratica, il nuovo nato non sembrerà diverso fisicamente da un qualsiasi altro maschio, mentre lo diverrà quando, alla pubertà soprattutto, i suoi ormoni non “funzioneranno” nel modo atteso.
Questo fenomeno non è stato finora verificato nella specie umana, perché mancano campioni statistici. Inoltre è difficile campionare per una gravidanza di 9 mesi un livello di stress alto. D’altra parte, lo stress delle donne è facilmente dimostrabile nella società moderna.

Omosessualità per sovrappopolazione

Un’altra causa di cui tener conto è di tipo secondario: il sovraffolamento. Molti animali sociali in condizioni di sovrappopolazione subiscono un “cambio” dei gusti sessuali. Questo è stato notato in cani, ratti, cavalli. In tutti questi casi c’è però una differenza di base rispetto agli esseri umani: nessuno o quasi di questi animali è omosessuale o presenta tendenze di alcun tipo se spostato in ambienti dove la popolazione, viceversa, è bassa. Questi animali quindi mutano i propri gusti a seconda delle condizioni.
C’è poi il caso della dominanza, riscontrato anche nei nostri cugini più prossimi, i bonobo, oltre che nei già citati cani e nei delfini.
In questo caso i maschi si accoppiano con altri maschi per dimostrare il proprio valore, la forza e la virilità. Dimostrano cioè “potenza fallica”. Questo è noto e diffusissimo anche tra gli esseri umani ma ne parleremo in un altro articolo.
In tutti questi casi comunque si nota come l’omosessualità sia sempre ed esclusivamente di tipo maschile. Non si ha quindi una tendenza femminile in questo senso. Il motivo di base è che la sessualità femminile in moltissime specie è regolata da periodi di calore ben precisi, quindi risponde a fenomeni non volontari.
Un altro punto su cui riflettere è la presenza di membri del sesso opposto. Quando mancano altre femmine o altri maschi, si assiste a fenomeni simili all’omosessualità. Questo è stato osservato ad esempio nelle tartarughiere, dove le tartarughe maschio, chiuse in uno spazio senza femmine, cercassero di sedurre gli altri maschi.

L’omosessualità umana

Veniamo ora all’omosessualità umana. La nostra specie è spesso per non dire sempre molto diversa nei suoi comportamenti, e questo è dovuto alla cultura e all’educazione ricevute. Rimane però un animale, quindi ha pur sempre istinti di base cui rispondere. Può quindi essere che la sovrappopolazione incrementi l’omosessualità? Un fatto certo è che al crescere della prima si ha un notevole aumento della seconda. Secondo un altro studio, il 10% della popolazione di città sovrappopolate tende ad essere o si comporta in modo omosessuale, mentre questa cifra oscilla in modo differente in città più piccole.
La cultura è altresì importante. La sensibilità, il senso artistico, l’amore per il “bello” sono tutte doti femminili, eppure esistono uomini che si caratterizzano per spiccate capacità in questi campi. Spesso però hanno anche tendenze omosessuali, proprio perché il testosterone non permette la crescita di queste abilità.
Ovvero: più si è “mascolini” e meno si tende ad avere doti artistiche. Non è un’opinione ma un fatto scientifico.
Concludiamo con un ultimo aspetto, cioè la morale. Esistono diverse culture repressive, derivanti da motivi religiosi o politici, che tentano – inutilmente, piaccia o meno – di “eliminare” il fenomeno. Se la cultura dominante combatte attivamente l’omosessualità, questa sarà ridotta nelle sue manifestazioni, ma non lo sarà affatto come membri di appartenenza. Il nome stesso “finocchio” usato in Italia è dovuto ai rami di questa pianta, usata per mettere al rogo gli omosessuali…

Conclusioni

Insomma, il numero di omosessuali non cambia, è indipendente dalla cultura esterna, anche se certamente in una nazione repressiva non si faranno notare e cercheranno di apparire “normali”, mentre in una permissiva si sentiranno più liberi di mostrarsi come preferiscono.

Una persona che prova ribrezzo, spavento o dubbio di fronte all’omosessualità non è né un mostro né un omofobo. La reazione, in chi non ha mai sperimentato prima questo fenomeno, è uno shock perché altera in modo deciso tutta la nostra scala di valori. Per fare un paragone, lo stesso accade quando andiamo ad uno spettacolo di magia: il nostro cervello è colpito dal fatto che ciò che sa e conosce viene ribaltato. Quello che conta è ciò che accade dopo. Ci sono quelli che, stupiti dal meccanismo, cercano di comprenderlo. Poi chi penserà che è solo un trucco, e farà pace con sé stesso. Infine chi metterà in mezzo stregoneria e demoni. Dipende da come siamo educati e dalla nostra apertura mentale.

La stessa identica cosa avviene con l’omosessualità. Non si può, in poche parole, definire la “causa” dell’omosessualità. Si può però, scientificamente, definire questo fenomeno come del tutto normale e naturale. Con buona pace dei bigotti e dei moralisti.

Per approfondire

F. de Wall Sesso e società tra i bonobo

R. Furlani Il bisonte? E’ il più gay tra gli animali

I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”

J. Diamond “Il terzo scimpanzé

M. Consoli “Ecce homo. L’omosessualità e la Bibbia

 

 

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L’autore: Antonio Meridda

ritrattoAntonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funziona il linguaggio del corpo.

 

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