A cosa serve il tradimento?
Tutti ci siamo passati, o per aver tradito o per essere stati traditi. Ma perché l’istinto del tradimento, che di fatto è uno tra i più odiati, è ancora così diffuso?
Non esiste cultura, epoca o regione geografica immuni dal suo influsso. E siccome vige il principio di parsimonia naturale, in base al quale gli istinti mantenuti attivi hanno sempre una qualche utilità, ne consegue che tradire serve a qualcosa.
Ma cosa, esattamente? Di certo mina i rapporti sociali, soprattutto le famiglie che ne sono investite. Ed è ancora ovvio che subirlo è terribile per chiunque. Tutti i popoli hanno cercato di arginarlo in vari modi, alcuni con pene severissime altri con semplici ammende. Tutti, comunque, hanno fallito. Ciò è avvenuto perché il tradimento ha un fine ultimo più importante di qualsiasi possibile repressione, ed è sempre per questo che nessuno di noi ne è del tutto al sicuro!
Qual è dunque questo fine?
Il tradimento nel mondo animale
Per capire a cosa serve, come sempre è meglio partire dall’origine del comportamento. Il tradimento esiste anche nel mondo animale? La risposta è sì! Esiste eccome, ma prima di accusare i nostri antenati e progenitori delle loro abitudini sconsiderate, cerchiamo di capire come funzionano le cose nei non-umani.
Ci sono specie che formano legami stabili per tutta la vita. Sono di certo una minoranza, considerando il totale degli animali, ma si tratta sempre di diverse decine di migliaia. In questi animali, i partner formano un legame stabile il cui scopo è la riproduzione. Negli animali a riproduzione unica (che cioè muoiono dando alla luce la nuova generazione, ovvero circa l’80% delle specie in totale) questo legame si può presentare in diversi modi: i maschi muoiono durante l’accoppiamento, oppure sopravvivono all’accoppiamento e muoiono poco dopo. Le femmine muoiono producendo uova o muoiono di stenti facendo da guardia al nido. In tutti i casi, la coppia non risente del tradimento poiché entrambi i partner defungono prima della nascita dei figli.
Ci sono poi le specie che si riproducono più volte durante la loro esistenza e che formano coppie stabili. Queste sono rarissime, perché, se da un lato c’è il vantaggio indiscusso di poter allevare la prole in modo abbastanza sicuro e protetta dai pericoli, dall’altro c’è il “sacrificio genetico” di dedicarsi a un solo partner. Se poi quello è difettoso in qualche modo, la fine della discendenza è assai probabile!
Molto più abbondanti sono le specie che si riproducono più volte e che formano coppie stagionali. In questo caso, ad ogni nuova stagione maschi e femmine si cercano per generare una prole di cui si occuperanno entrambi,
fino a quando il piccolo sarà indipendente e potranno separarsi: la famiglia si forma per un tempo limitato e poi, come è nata, finisce quando lo scopo (la nuova generazione) è pronta ad affrontare il mondo.
Infine abbiamo le specie che si riproducono più volte e NON formano coppie stabili di alcun tipo. il 97% dei mammiferi ricade in questa categoria! Questo è ovvio, anche se spiacevole: se la femmina porta il nascituro dentro di lei, il maschio non ha motivo di starle accanto. Per molti mammiferi questo non è un problema: le femmine partoriscono da sole, si occupano dei piccoli e fine della storia. In questi casi il tradimento è la norma, e persino la madre ha parecchi dubbi sulla paternità dei figli.
Esiste però una categoria particolare: i mammiferi sociali. Qui le cose sono diverse, perché quasi sempre abbiamo un capobranco, nella maggior parte un maschio dominante, e diverse femmine che fanno parte del branco. E qui cosa succede? Vediamo un pò…
Branchi e tradimento: a cosa servono le scappatelle
La categoria del branco è quella che maggiormente ci interessa, perché è indubbio che, seppure gli harem non siano la norma nelle differenti società umane, è altrettanto vero che abbiamo una struttura gerarchica ben definita, con capi e sottoposti. I nostri cugini più prossimi adottano il tradimento? Ebbene sì! Per un motivo sempre presente: il mescolamento genetico.
Per secoli si è pensato che i traditori fossero gli uomini, perché, dotati di un maggior istinto all’accoppiamento “casuale”, fossero capaci di “tradire a cuor leggero”. Corretto. Se non fosse che quasi tutti tradissero le compagne di turno con altre donne… Quindi il ragionamento non sta in piedi.
La realtà è un’altra: uomini e donne tradiscono entrambi, ma per motivi diversi. Le donne lo fanno quando si sentono ignorate, gli uomini quando la compagna non gli si concede più e quindi cercano nuove avventure.
Questo fa anche in modo che il tradimento stesso sia concepito in modo differente: per le donne è grave soprattutto se di tipo affettivo, per gli uomini di tipo fisico. Ciò ha perfettamente senso: per una donna preistorica se il compagno, magari durante una guerra, aveva una “scappatella” con una donna di un’altra tribù rivale, non era una vera tragedia. Perché comunque il suo compagno sarebbe tornato da lei, avrebbe badato alla sua famiglia e ai suoi figli. Era quindi ancora parte della famiglia.
Per un uomo invece i sentimenti contano meno: se una donna ha una cotta per un altro uomo ma si limita a sospirare per lui, a sorridergli e a “flirtare” ma senza accoppiarsi, la sua paternità è certa, quindi i figli per i quali si dà tanto da fare sono veramente suoi.
N.B.: questo non vuol certo dire che una donna è felice se il compagno si diletta con le prostitute e un uomo gradisce che la compagna sogni un altro. Ma in questi casi, è ancora possibile una riconciliazione. Nel caso in cui un uomo ami un’altra e una donna vada a letto con un altro, invece, la fine della coppia è quasi certa.
Tra le scimmie che vivono in branco, come i babbuini e i macachi, è facile che una femmina dell’harem tradisca. Questo perché il traditore ha molte doti interessanti: sfida il capobranco, ma non apertamente. Quindi è astuto, furbo e intraprendente, e anche se non è forte e possente come il capo, magari è più affascinante. La femmina però non si sogna neppure di lasciare il capobranco per lui, perché essere una compagna del capo le assicura dei privilegi importanti. Ciò che fa è di generare un figlio non legittimo, con un DNA interessante, ma protetto dall’autorità del capobranco.
Un principio simile si applica anche nella nostra specie: diverse donne non lasciano il marito, magari in carriera, ma lo tradiscono con un altro più affascinante.
Quanti sono i figli illegittimi?
E ora la bomba: quante sono le coppie tradite che rimangono insieme? Le moderne tecniche sul DNA hanno stabilito che in Europa, mentre il primogenito è nel 99% figlio del marito, nel secondogenito questa percentuale scen
de all’87%… certo è sempre molto, ma indica che un 13% dei figli NON appartiene al padre del primo figlio.
Se ciò può apparire poco, bisogna calcolare che si parla in questo caso di figli NATI, ma che, date gli attuali concezionali, è molto, MOLTO probabile che diversi rapporti extraconiugali in più ci siano stati, ma NON abbiano generato figli.
Tenendo conto di ciò, non è assurdo aspettarsi che il 30% circa delle mogli tradisca i mariti! Prima di prendersela con loro, però, va detto che quasi tutte hanno un amante che è a sua volta sposato con un’altra donna.
Il problema è che non è facile, come per la donna, stabilire ciò su base genetica…
Per approfondire
A. Angela, “Amore e sesso nell’antica Roma”
P. Angela, “Ti amerò per sempre. La scienza dell’amore”
D. Morris, “L’animale donna”
I. Eibl-Eibesfeldt, “Etologia umana”
J. Diamond, “Perché il sesso è divertente?”
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L’autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come gestire la coppia.