Iniziamo oggi un argomento in 3 parti, riguardante la verità, mostro sacro che da sempre cerchiamo di ottenere ma che, nonostante i nostri mirabili sforzi, continua a sfuggirci.

Perché la verità è tanto desiderata?

In molti desiderano conoscerla, tranne poi averla di fronte. In quel caso, tutti cercano di dimenticarla, edulcorarla, nasconderla. Strana questa cosa, vero? In effetti ciò che vogliamo è capire, comprendere e imparare.

Questo è il nostro cervello che ce lo impone, è semplicemente costruito cosperché ci sfugge la verità - 5180807921_d922f5e9b8_o ì e ne siamo così schiavi da non riuscire a capire che è una sorta di inganno: la verità in effetti non ci interesserebbe, ma l’evoluzione ha fatto in modo che sia così. Pensiamoci un attimo. Per un gatto ha senso sapere che gli vogliamo bene o che fingiamo di farlo? Può avere senso perché se fingiamo possiamo ingannarlo, ma questo accadrebbe in molti casi anche se gli vogliamo bene per davvero. Quindi, la risposta è no.

Ma per noi umani non è così semplice: dobbiamo conoscere la verità perché siamo evoluti in questo senso. Il nostro cervello, per lo meno, è evoluto così, e siccome nella nostra specie il cervello è l’organo più importante, anche la verità diventa importantissima.

Perché è difficile scoprire la verità?

Questo avviene per il motivo precedente: essendo la cosa più importante, è anche quella che nascondiamo di più! Anche in questo senso ci siamo evoluti, e siamo stati davvero bravi. Ancora oggi è difficilissimo, pur con tutti i moderni sistemi di rilevazione, conoscere la verità. Vediamo alcuni dei motivi:

  1. segnali confusi. La prof.ssa Bella M. De Paulo fece una ricerca incrociata sui cosiddetti “segnali rivelatori”. Dei 158 descritti, 118 erano del tutto falsi, e solo 40 potevano essere davvero utili. Questi però erano soggetti alle reazioni emotive: più ci si sentiva sotto stress, più si tendeva a farli. Inoltre, chi esaminava questi segnali era sempre influenzato dai propri pregiudizi (ad esempio “ha una faccia che non mi piace”, o “quelli vestiti così son tutti bugiardi”);
  2. differenze sottili. Ancora la De Paulo nota che chi dice la verità (e ne è convinto), va comunque incontro a dei problemi:
    • segnali di nervosismo (ad esempio grattarsi, sviare lo sguardo ecc.), spesso interpretati come “rivelatori delle menzogne”;
    • situazione. Quasi tutti, quando gli si chiede la verità, diventano sospettosi, timidi, nervosi. Peggio che mai se quella verità è molto importante e ancora di più se a fare le domande è una persona autorevole (poliziotto, professore, genitore);
    • sovraccarico emotivo. Sotto pressione, il cervello tende ad estraniarsi per evitare l’eccesso di stress. Questo è anche il fenomeno che genera l’ipnosi: quando si hanno troppe informazioni, ci si focalizza su un solo stimolo, cadendo in stato di trance. Ciò porta chi è sotto esame a non emettere segnali chiari di bugia o verità;
    • abilità a mentire. I bugiardi più abili sanno come sfuggire alle trappole, e come evitare i segnali rivelatori.
  3. menzogne mascherate. Se non abbiamo 5 anni sappiamo come mascherare una bugia. Il modo migliore e più semplice per farlo, e spesso anche uno dei più efficaci, è dire una mezza verità. Mettiamo che ci chiedono “dove sei stato ieri”, e la realtà è che siamo usciti per lavoro, poi abbiamo incontrato gli amici al bar, poi siamo tornati a casa in metropolitana. Vogliamo evitare che si sappia che eravamo con gli amici, quindi che facciamo? Invece di dire “ero al parco”che ci esporrebbe a una serie di domande difficili da evitare, diciamo qualcosa come “al lavoro, poi a fine serata sono tornato in metropolitana”. Questi fatti sono veri, ma son “mescolati” con una delle più comuni bugie: le omissioni. Quindi difficili da scoprire, perché solo una piccola parte – ma fondamentale – del discorso è falso. N.B. molte anime candide, quelli che dicono “io non mento mai”, omettono praticamente tutto ciò che pensano o fanno, ma secondo loro non è una bugia. Meccanismo di protezione del cervello umano noto come negazionismo;
  4. difficile migliorare. La base dell’apprendimento è capire se si fa bene o male. Non possiamo ad esempio imparare a guidare se non abbiamo modo di capire come far muovere la macchina e come non farlo, andando a caso. Il problema con le menzogne è questo: tutti cercano di scoprirle, ma molto in pochi hanno un vero metodo. Si basano cioè su una serie di cose come “istinto”, “sensazioni” e simili. Anche chi dovrebbe essere esperto (poliziotti, insegnanti, esaminatori) non ha quasi mai un metodo verificato, decide “a cuore” chi gli sembra un bugiardo e chi no, magari basandosi su segnali dovuti a nervosismo e simili. Difficilmente faranno una statistica di “quante volte ci azzeccano”, e quasi sempre continueranno a fare come hanno sempre fatto. Che poi funzioni è un altro paio di maniche;
  5. esperti a mentire. I migliori sono quelli che si preparano la scena, cioè quelli abituati a mentire. In parole povere, i veri colpevoli di menzogna! Infatti è molto facile far confessare una persona di suo onesta e corretta, perché non ha alcuna strategia efficace per evitare di essere scoperta. Al contrario, un bugiardo “professionista” sa come mandare a vuoto tutti i tentativi di intimidazione, nervosismo, segnali rivelatori ecc.;
  6. pregiudizi: ci piaccia o meno, siamo tutti portati a giudicare in base ai preconcetti. I più comuni:
    • i bugiardi sono sempre nervosi – chi appare più teso, spaventato, nervoso passa per essere bugiardo;
    • i bugiardi hanno “una faccia da criminale” – giudichiamo facilmente dall’apparenza. Mettendo a confronto una persona bella ed elegante ed una brutta, magari con un’espressioneperché ci sfugge la verità - 5612863711_2543712502_o arcigna, con un aspetto non curato, tendiamo a credere che sia la seconda a mentire, perché “ha un aspetto poco per bene;
  7. indizi sbagliati. Molti poliziotti pensano che i segnali come evitare lo sguardo o grattarsi siano sinonimo di menzogna. La maggior parte di loro si forma con il sistema Reid, un metodo di interrogatorio molto superficiale che riferisce ad ogni zona del corpo un significato. Abbiamo già discusso dell’inaffidabilità di questi metodi in questo articolo;
  8. errore di Otello. La più tremenda trappola per chi si intende di menzogne è proprio questo! Breve riassunto: Otello era geloso di Desdemona. L’accusa di tradimento e lei si dispera. Lui interpreta la sua reazione come una prova di tradimento: si è disperata perché è in colpa. In realtà Desdemona si era disperata per l’accusa infamante. L’errore di Otello è appunto questo: individuare correttamente una reazione ma attribuirgli un diverso significato. Esempio tipico: “hai spento il cellulare perché hai un amante”;
  9. attenzione eccessiva al linguaggio del corpo. Errore fatto per lo più dai novizi di questa disciplina. Molti si concentrano più sui segnali del corpo che su ciò che si sta dicendo – anche perché è molto difficile controllare tutto insieme, ne abbiamo parlato già qui – e finiscono per concentrarsi solo sul corpo e non sulla congruenza tra corpo e parole;
  10. uso di metodi mai davvero testati scientificamente. Ne esistono moltissimi, tutti si basano su metodi dichiarati infallibili ma che poco o nulla hanno di testato sul campo. Sono per lo più pseudoscienza, e si rifanno a molti sistemi, alcuni molto noti altri meno:
    • PNL – ottima per comunicare, molto poco per svelare i bugiardi;
    • microespressioni – per lo più inventate per attirare la gente, ma molto poco applicabili;
    • metodo Reid – di nuovo lui. Si tratta di un vademecum per poliziotti e investigatori pieno zeppo di luoghi comuni e inefficaci;
    • metodo SCAN – basato sull’analisi della scrittura, che si è però rivelato pieno di errori;
    • metodo VSA (voice stress analysers) – basato sulla registrazione della voce. Purtroppo non si può distinguere tra nervosismo e bugia;
    • poligrafo – la macchina della verità non registra le bugie, ma il nervosismo. Quindi un bugiardo molto calmo può ingannarla facilmente, mentre un onesto nervoso risulta mentire.

Conclusioni

Quindi è impossibile scoprire un bugiardo? No, esistono diversi metodi per riuscirci. Quel che è certo è che non è facile per nulla scoprire la verità e ancora meno essere sicuri del risultato. D’altra parte, è una fortuna che sia così, perché in poi gradiremmo essere messi sempre alla prova! Il nostro istinto si è evoluto sviluppando il concetto di privacy, il cui aspetto più importante sono di certo i pensieri, cui nessuno può accedere, ed è un bene per tutti.

C’è quindi poco da fare, ma qualcosa esiste. Possiamo cominciare a capirci qualcosa di più servendoci di mezzi più precisi e utili, che riescono a mettere a nudo le nostre debolezze. Li analizzeremo in un prossimo articolo, quindi continuate a seguirmi e vi rivelerò quali sono.

Perché dovrei mentirvi?

Antonio

Per approfondire

A.Meridda, F.Pandiscia, “Prova a Mentirmi

A.Meridda, F.Pandiscia, “Il Metodo Antiballe

S.Leal, A.Vrij, R.P.Fisher, H.van Hooff “The time of the crime: cognitively induced tonic arousal suppression when lying in a free recall context”

S. Leal, A. Vrij  “Blinking during and after lying”

B. De Paulo “When the truth hurts”

A. Vrij “Detecting lies and deceit: pitfalls and opportunities”

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L’autore: Antonio Meridda

ritrattoAntonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sul linguaggio del corpo.

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