Lie to me finzione o realtà - GregoryHouse

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Chiunque, negli ultimi anni, si sia appassionato di linguaggio del corpo conosce anche il mitico telefilm “Lie to Me“, interpretato con simpatia e poco altro da Tim Roth. Quello che pochi hanno compreso è che questa serie è appunto una fiction, e la sua validità reale si avvicina a quella di CSI per la polizia, a dr.House per la medicina e a House of Cards per la politica.

A scanso di equivoci: ben poca.

Telefilm e realtà: Lie to Me VS Paul Ekman

Lie to Me ha portato sicuramente molta gente a interessarsi all’argomento, quindi molti nuovi clienti a chi, come me, insegna questa materia, ma anche molte aspettative a dir poco assurde.
Quindi nascono le domande del tipo “Ho visto un episodio in cui capiscono chi è il colpevole da come muove il sopracciglio” o “hanno trovato la bomba perché l’attentatore ha contratto le labbra”. Vero, in tv è successo proprio questo. Ma è possibile qualcosa del genere?

Chi vi dice di sì vi sta molto semplicemente prendendo in giro, più o meno come quei truffatori che scrivono “15.000 € al mese lavorando poche ore al mese da casa”. Non si può fare, punto.
Il linguaggio del corpo riguarda la comunicazione, non la lettura del pensiero. Non permette di capire qualcosa con precisione da un semplice scatto muscolare, e in Lie to Me spesso lo ribadiscono.

 

Purtroppo, per i normali meccanismi della mente umana relativi alla dissonanza cognitiva, questa parte è dimenticata e ignorata, e rimane impressa la scena in cui il dr. Lightman risolve un caso che aveva bloccato la polizia per mesi grazie al fatto che il sospettato si è grattato un ginocchio. Siamo cioè portati a considerare solo ciò che ci fa piacere, e non le cose come stanno (o starebbero) in una situazione reale.

Il lavoro che sLie to me finzione o realtà - au 1+2+4+20+25+26volge il dr. Lightman, protagonista della serie Lie to Me, è stato sviluppato in modo molto (direi estremamente) romanzato su quella del dr. Paul Ekman, inventore del metodo F.A.C.S. (Facial Action Coding System, cioè sistema di decodifica facciale). In base a questo sistema, è possibile “decodificare” un volto analizzando il movimento dei singoli muscoli, riuniti in quelle che sono definite “AU” (Action Unit, unità d’azione) secondo degli schemi ripetibili in qualsiasi essere umano. Quindi per esempio la contrazione delle AU 1 e 2, situate nelle sopracciglia, sarà tipica di un’emozione ma non di un’altra.

La differenza di fondo è che il dr. Ekman è uno scienziato, che ha dedicato la vita a comprendere se esiste un linguaggio del volto condiviso tra tutti gli esseri umani. Il dr. Lightman è un personaggio televisivo, dedito a mille cose: insegue i criminali, acciuffa terroristi, sventa traffici di droga e arresta i fanatici pericolosi. Molto più affascinante, ma anche molto più falso. Ekman non  ha mai usato il suo metodo per fare queste cose non perché non gli interessa ovviamente lavorare per la giustizia, ma semplicemente perché la realtà non è come la fantasia.
Vediamo cosa c’è di vero.

Perché Lie to Me non può funzionare

Il linguaggio del corpo funziona per 2 motivi di base:

  1. in pochi lo conoscono, quindi in pochi sanno come mascherarlo in modo efficace;
  2. è impossibile nascondere ogni segnale a lungo, se sotto pressione tutti esprimiamo cosa proviamo.
Lie to Me finzione o realtà - Tom Brokaw

“Tom Brokaw 2014 (cropped)” by Peabody Awards –

Non c’è altro che questo. Non è poco, attenzione. Il linguaggio del corpo è utilissimo, ma di sicuro non da solo, come non potrebbe esserlo per esempio capire davvero qualcuno solo da ciò che scrive, senza far capire le emozioni. Questo fatto però non ci piace, e vorremmo invece che esistesse un sistema, un metodo infallibile, grazie al quale con poche mosse è possibile “leggere” senza fallo una persona. Questo errore è chiamato dagli esperti “effetto Brokaw“, in onore del primo che fallì alla grande.

Tom Brokaw è un brillante giornalista americano, che come giornalista è senza dubbio molto bravo ma che purtroppo si è montato la testa in altri campi. Così si è convinto di poter capire se qualcuno mentisse o meno in base a quanto la risposta alla sua domanda fosse contorta, quindi anche solo da uno scritto. Certo, una risposta dal vero può dirci moltissimo e spesso rivelare un bugiardo, ma uno scritto ha migliaia di possibili motivazioni che rendono impossibile capire se si è sinceri o meno.

Esempio pratico:

“dove sei stato ieri sera?”

“prima al parco, poi ho portato mia moglie a vedere un film comico e alla fine siamo tornati io a piedi e lei in taxi perché abbiamo litigato”.

Come si può sapere come, dove, quando o perché ho mentito? Ci possono essere domande di verifica, certo, ma posso evitarle molto comodamente.

“che film era?”

“uno con Jim Carrey”.

Vero? Falso? Impossibile dirlo! La parte verbale da sola non ci indica granché in questo senso. Altra cosa è avendo davanti qualcuno e potendolo osservare.

Infatti, se invece di essere usato da sola, la parte verbale è utilizzata a supporto del resto della comunicazione (verbale e paraverbale) ecco che diventa un cardine necessario.
Il problema riguarda le bugie. La nostra specie si è evoluta, l’abbiamo ribadito più volte, grazie alle menzogne. Queste di fatto sviluppano il cervello dovendo basarsi sulla fantasia, la realtà ipotetica, l’anticipare le domande dell’altro e così via. Insomma, dire la verità è banale, mentire è un’arte, e tra tutte le creature siamo la migliore a farlo (non gli unici. Non siamo unici pressoché in niente anche se ci piace pensarlo).
Cercare di capire se qualcuno mente dal linguaggio del corpo è difficile perché dovremmo fare attenzione solo ad esso ignorando le parole dell’altro. Inoltre il corpo tradisce sì mille piccoli segnali, ma non possiamo osservare l’intera figura altrui a meno di essere a una certa distanza e in condizioni ideali. Inoltre nessun gesto ha un solo significato. Non basta vedere che qualcuno si gratta il naso per poter affermare che mente o che è sincero, altrimenti sarebbe un vero incubo!

In realtà se si applicasse ciò che accade in Lie to Me cosa accadrebbe?

Si potrebbe fare un interessante studio a fini scientifici sui bugiardi, potremmo scoprire molte regole gestuali dei criminali e con buona probabilità sarebbe utile applicare questo sistema agli interrogatori. Tutto qua. Un pò poco?

Certo, se lo scopo è girare un episodio da telefilm non è granché, ma lo è se si pensa alla faticaccia che fanno molti poliziotti e detective seri che applicano questi metodi.

Purtroppo non è affatto così, e anzi molti metodi errati sono usati dalla polizia anche in base alle tecniche di linguaggio del corpo.

Quel che gli sceneggiatori hanno fatto, quindi, non è di per sé assurdo, solo esagerato. Come, ripeto, fanno da decenni in tutte le serie poliziesche, di medicina, o delle semplici sit-com pomeridiane dove la vita dei ragazzi è un continuo susseguirsi di divertenti colpi di scena.

Conclusioni

Insomma, non possiamo certo prendercela con gli sceneggiatori se hanno fatto appunto una sceneggiata di qualcosa che nella vita reale non accadrebbe.

Affinché la tecnica possa essere utile per capire chi mente è necessario:
1) poter osservare l’intero corpo, dal viso ai piedi;
2) potersi concentrare solo sul corpo e non sulle parole;
3) poter rivedere più volte la scena in modo da unire le parole ai gesti.
Grazie alle moderne tecnologie è quindi possibile farlo, ma di certo non comodo. Una puntata di Lie to Me dovrebbe avere altri protagonisti, con un compito alquanto marginale lasciato a chi fa l’analisi del volto e del corpo dei sospettati, il che è assurdo se devi fare una serie sul linguaggio del corpo.

Il merito principale di questa serie, a mio parere, è l’avere svelato al grande pubblico che esiste qualcosa come il linguaggio del corpo e che è molto importante conoscerlo. Ma per svelare un inganno in poco tempo è di difficile applicazione. Esistono però altri metodi che, uniti al linguaggio del corpo, permettono effettivamente di capire se si ha mentito. Quali? Li sveleremo poi.
Stay tuned.

Antonio

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L’autore: Antonio Meridda

ritrattoAntonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sul linguaggio del corpo.

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