Chi di noi non ha mai pensato “perché ho fatto quell’errore?” o “ah, se solo…” o ancora “potessi tornare indietro…”.
Queste frasi di rimorso suonano dolorose per chiunque, e prima o poi almeno una di esse ci è passata per la mente.
Perché la disperazione e il rimorso sono concentrati su qualcosa che – secondo noi – avremmo dovuto o potuto evitare? Ha senso tormentarsi con l’idea “se non avessi fatto X non sarebbe successo Y?”
Il rimorso affligge gli esseri umani da sempre. Ma da cosa deriva?
Questi sono detti in psicologia controfattuali. Sono cioè ipotesi diverse rispetto alla realtà, che però si avvicinano ad essa.
Il loro potere è fortissimo, ma non agisce a caso: tanto più il controfattuale è vicino alla realtà ideale, tanto più ci tormenta e ci irrita. Facciamo un esempio. Mettiamo di aver comprato il biglietto della lotteria A465748. Se uscisse il B738922 ci sentiremmo frustrati, offesi dal destino, disperati? No. Ci rendiamo conto che non ci siamo manco andati vicini, quindi la cosa non ci disturba più di tanto, al massimo scrolliamo le spalle. Ma se invece fosse uscito A465749?
In questo caso, lo sappiamo tutti, ci mangiamo le mani! “solo per un numero!” o “ma perché non ho atteso un attimo?” e così via. C’è chi rimane bloccato da pensieri simili per anni, se le conseguenze sono gravi. Sono noti i casi di chi, durante l’attentato dell’11 settembre 2001 a New York, cita sempre i due estremi: “stavo andando a prendere l’aereo che poi si sarebbe schiantato su una delle torri, ma ho perso il taxi. Me la sono cavata per un pelo!” e chi invece cita il caso opposto: “mia moglie sarebbe dovuta partire con l’aereo prima, purtroppo ha perso il taxi e ha dovuto rimandare tutto. Ah se solo l’avesse preso!”.
La realtà e il rimorso
Un concetto che è bene spiegare, è che non importa quale “minuzia” ha cambiato la realtà. Un semaforo rosso, aver dimenticato le chiavi, un piccione distratto cambiano la vita di chiunque e così facendo la stessa direzione del mondo. Un film famoso, Sliding Doors, parlava proprio delle diverse possibilità avvenute per un piccolo cambio: l’aver preso o no un treno all’ultimo secondo.
Ma perché queste cose ci ossessionano così? La risposta è il nostro potente cervello e la sua capacità di ipotesi, che gli si rivolge contro.
Facciamo un esperimento pratico. Un uomo esce dal lavoro, deve tornare a casa dalla moglie ma quel giorno trova una fila più lunga del solito al semaforo. Per evitarla prende una scorciatoia, ma rimane bloccato dai lavori in corso. Deve tornare indietro, e questo gli costa un po’ di tempo. Ormai è quasi arrivato, ma si ricorda che deve comprare lo zucchero. Così si ferma prima al negozio. Quando ritorna a casa, scopre con sgomento che la moglie, che soffriva di cuore, ha avuto un attacco e non è riuscita a chiamare aiuto: è morta.
Cosa cambiereste se aveste il potere di alterare questo fatto? Rispondete prima di proseguire.
Avete evitato di comprare lo zucchero? O avete fatto la fila al semaforo? Quasi tutti hanno optato per una delle due scelte. Pressoché nessuno dice “la moglie non era malata”, o “un medico di passaggio la nota e l’aiuta” o ancora “la moglie riesce ad avvisare in tempo”. Non che queste ipotesi non fossero possibili, semplicemente il vostro cervello non le ha considerate perché, in una qualsiasi situazione, è programmato a trovare un colpevole. Solo dopo averlo identificato procede oltre e risolve il problema. Questo è evolutivamente molto utile, ma porta al problema del controfattuale di cui stiamo discutendo.
A cosa serve il rimorso?
Molti pensano che il rimorso abbia come scopo quello di “tenerci buoni”. Questo perché le azioni immorali ci tormentano di continuo. Eppure, il reale meccanismo che scatena il rimorso non è questo. Il motivo per cui l’abbiamo sviluppato è legato alla capacità di generare ipotesi.
Senza i controfattuali non esisterebbe la scienza. Tutti gli scienziati devono pensare in termini di “cosa accadrebbe se…” o “se invece di questo accadesse quest’altro, che otterremmo?”.
Per cui non escludeteli dalla mente, solo organizzate i controfattuali in modo utile, ovvero se:
- le condizioni iniziali possono variare in base alla volontà (ad esempio scegliere un treno invece di un altro, o in un esperimento aumentando la temperatura di un composto);
- si elimina un elemento di disturbo lasciando il resto intatto (ad esempio se l’aumento della benzina non ci fosse, o in un esperimento se si potesse eliminare l’attrito);
- si modifica una sola legge lasciando il resto intatto (ad esempio se non dovessi pagare il mutuo, o in un esperimento se la gravità non ci fosse);
- si considera la nuova legge come normale e la si accetta (ad esempio in un esperimento anche se la temperatura cala il liquido non congela come previsto).
Un controfattuale utile deve avere solo UNO dei 4 punti sopra considerati. Se si sommano tra loro le condizioni diventano del tutto imprevedibili e non ha senso pensare a “cosa accadrebbe se”. La nostra fantasia in certi casi è enorme, i numerosissimi film, libri, racconti sui viaggi nel tempo lo testimoniano.
Un esperimento interessante fatto nel 1995 mirava a capire quanto il nostro pensiero è influenzato da questi pensieri. I dottori Medvec, Mady e Gilovich ripresero i vincitori delle olimpiadi, alla premiazione, nascondendo le medaglie consegnate. Poi mostrarono i filmati a delle persone chiedendo chi appariva più allegro, fiero, orgoglioso e chi meno. Risultò subito evidente che (eccetto le medaglie d’0ro), i bronzi erano in genere di buon umore, mentre gli argenti no. I bronzi pensavano probabilmente “sono riuscito ad arrivare sul podio!” mentre gli argenti si rammaricavano che, per un soffio, non avevano l’oro… è quel che succede quando nei programmi a premi, potendo vincere 100 milioni se ne portano a casa 30.000. Invece di essere felici della vincita, ci si rammarica per aver perso la vincita.
Conclusioni
In definitiva, controfattuali sono utilissimi per progettare e programmare, devastanti se ci facciamo prendere dal rimorso. Ricordiamo per finire che anche il più piccolo cambiamento non produce risultati prevedibili. Vero, se una persona investita non avesse attraversato in quel momento non sarebbe morta. Vale però il contrario: se una persona non investita avesse attraversato sarebbe morta.
Il secondo caso però è utile, il primo serve solo all’inutile, doloroso, angosciante rimorso.
Per approfondire
M. Piattelli Palmarini “Chi crediamo di essere”
N. Goodman “Fatti, ipotesi e previsioni”
N. Goodman “Vedere e costruire il mondo”
V.H. Medvec, S.F. Madey, T. Gilovich “When less is more: Counterfactual thinking and satisfaction among Olympic medalists”
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L’autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Ha ottenuto il titolo di personal coach riconosciuto in Europa ed è autore di numerosi libri e videocorsi. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funzionano i nostri comportamenti.