Cosa significa adattabilità?
Da bambini tutti impariamo che: l’animale terrestre più veloce è il ghepardo, il più grosso è l’elefante, quello in assoluto più grande è la balenottera azzurra, il più longevo è la tartaruga gigante (che poi non è vero, ma vabbé), quello che salta più in alto è la pulce.
E noi umani? In questa classifica non spicchiamo mai. Per questo ce ne siamo inventata un’altra: il più intelligente. Purtroppo non sappiamo definire l’intelligenza, quindi non ci è di grande consolazione.
Perché allora il mondo non è “dominato” da ghepardi, elefanti, balenottere, tartarughe e pulci?
Cos’ha invece la nostra specie di assoluto, che ci permette di dominare sulle altre?
L’adattabilità del più inetto
La caratteristica migliore dell’essere umano è una e una solamente, ma è la più importante di tutte: l’adattabilità. Nessun altro animale è versatile quanto lo siamo noi. Prendiamo uno qualsiasi degli animali di prima, e facciamogli fare un decathlon. Anzi, prendiamo un animale più adattabile, agile, forte e migliore dal punto di vista fisico. Un’ideale di perfezione come la tigre. Questa ci supererà in molte cose, corre più in fretta, salta più in alto… ma a nuoto come è messa? Sa spostarsi in terreni ghiacciati? Riesce ad arrampicarsi sulle montagne? E sugli alberi? Se la cava?
La risposta è no. Non esiste un altro animale che sappia nuotare e nel contempo correre, saltare, arrampicarsi tanto bene quanto noi. Non spicchiamo in nulla, vero, ma in media stracciamo qualsiasi competitore non umano.
Meglio essere intelligenti che adattabili?
Questa cosa lì per lì può sembrare banale o anche poco utile. Siamo cioè convinti, a causa dello sviluppo culturale e scientifico recente, che queste capacità sono in realtà scarse, e compensiamo con l’intelligenza.
Ovvero: siamo poco rapidi, in paragone ad esempio a una gazzella. Ma abbiamo addomesticato i cavalli prima e inventato le auto poi.
Vero, la nostra cultura non ha paragoni, e lo sviluppo che riusciamo ad ottenere tramite essa è travolgente.
Ma questo non vuol dire affatto che il dominio del pianeta sia “tutto merito” del cervello.
Il nostro potentissimo encefalo ha infatti un evidente limite strutturale: impiega un tempo enorme a svilupparsi. A un anno di vita siamo inetti in tutto, mentre quasi nessun altro animale è al nostro stesso stadio.
Il nostro corpo però è così preciso che la sua adattabilità compensa qualsiasi problema i nostri antenati si trovavano di fronte.
Com’è noto, la nostra specie si è evoluta in Africa. Al tempo, il cervello non era neanche paragonabile a quello che abbiamo oggi. Ma il corpo era simile al nostro al 99%. C’erano sì differenze nel volto, dovute appunto allo sviluppo cerebrale con quello che ne consegue. Ma già ai tempi dell’Homo ergaster (circa 2 milioni di anni fa) le differenze fisiche erano molto ridotte, e chiunque vedesse oggi uno di questi nostri antenati, eccetto che per la testa più piccola, non noterebbe altre diversità.
Le caratteristiche fisiche quindi sono alla base del nostro successo, anche se oggi ce ne ricordiamo rarissime volte.
Vediamo cosa ci ha permesso di “vincere” sugli altri animali.
Adattabilità sensoriale
Occhi – questo mostra un tipo di adattabilità molto antico. La vista binoculare umana non è più precisa di quella delle altre scimmie, ma grazie alle mani è più utile. Una vista binoculare aggiunge una profondità alle immagini che le altre specie non conoscono. Si è evoluta perché una scimmia, se manca un ramo anche di soli 10 cm, si schianta a terra, quindi la nostra vista deve essere molto precisa. Nel caso degli umani però si è ulteriormente differenziata in vista maschile e femminile: i maschi sono più abili a mirare e colpire (evoluzione da cacciatori) le femmine a trovare le cose (evoluzione da raccoglitrici). Questo porta gli uomini moderni a perdere i calzini nei cassetti e le donne a doverli aiutare di continuo, ma è un’altra storia e ne parleremo un’altra volta.
Bocca e muscoli facciali – tutto l’apparato boccale umano si è evoluto per comunicare meglio, dai denti alla lingua alla gola. Questo non ha un effetto utile per adattarsi all’ambiente esterno ma permette di unire in modo efficace gli esseri umani tramite la comunicazione verbale. Lo stesso hanno fatto i muscoli mimici del volto, molto più efficienti di quelli delle altre scimmie per quel che riguarda la comunicazione (i muscoli sono i medesimi, ma noi riusciamo ad articolarli meglio).
Adattabilità del corpo
Dimorfismo sessuale di ruolo – tradotto: maschi e femmine sono diversi. Anche nelle altre scimmie si ha qualcosa del genere, i maschi sono più grossi, aggressivi e forti delle femmine. Nella nostra specie ciò indica adattabilità al ruolo e non solo di tipo riproduttivo. I maschi diventano più abili nella caccia e nella difesa, le femmine nell’organizzazione dei rapporti sociali e nell’allevamento dei piccoli. Insomma gli uomini esistono per uccidersi e le donne per mandare avanti tutto il resto.
Spalle – anche le altre scimmie antropomorfe hanno cinti scapolari molto mobili, questa adattabilità non è solo umana. Le nostre spalle però hanno dei diversi gradi di scioltezza, soprattutto laterali, che ci permettono di nuotare e/o di arrampicarci con una difficoltà simile. Nessun altra scimmia riesce a nuotare come noi.
Piedi – sarebbe bello poter afferrare le cose con i piedi, come le altre scimmie. Il prezzo è che così facendo non si va molto veloci. Gli altri primati si arrampicano meglio di noi, ma a terra son piuttosto goffe. Noi siamo invece molto più rapidi, perché i piedi son riusciti ad adattarsi a sostenere bene il corpo anche nella corsa, senza compromettere la stabilità della posizione eretta.
Mani – tutti i primati le hanno. Nel nostro caso però il pollice è molto lungo, paragonato con qualsiasi altro nostro parente. Questo ci permette di sviluppare la presa di precisione, quella con cui possiamo ad esempio scrivere, afferrare minuscoli oggetti, cucire, svitare ecc. Le altre scimmie hanno molte più difficoltà di noi a farlo.
Apparato digerente – gli esseri umani sono fondamentalmente frugivori, mangiano frutta come le altre scimmie. A differenza della maggior parte delle scimmie non abitano solo le foreste, anzi quest’ambiente non è a noi congeniale. Quindi l’adattabilità “compensativa” ci permette di mangiare anche carne, pesce, verdure, insetti. Non sono alimenti del tutto adatti a noi, quindi non bisogna abusarne (i regimi alimentari dell’era moderna sottopongono stomaco, reni, fegato e intestino a un superlavoro che porta spesso a malattie per lo più letali) ma possiamo sopravvivere integrando la frutta anche con questi alimenti.
Adattabilità imperfetta
Sistema immunitario scadente – può sembrare un controsenso. Noi ci ammaliamo di più e soffriamo molto peggio di moltissimi altri animali. Chiunque abbia un cane o un gatto ed è andato dal veterinario avrà notato con quanta nonchalance il nostro beniamino sopporta decine di punti di sutura, correndo e saltando in molti casi a poche ore dall’intervento. Per una cosa simile noi ci facciamo dai 3 ai 6 mesi di fisioterapia. Dove sta l’adattabilità? Nello sviluppo cerebrale. La fragilità è dovuta al consumo delle energie “dirottate” al cervello. Pur pesando neanche 2 kg consuma quasi un 1/4 della nostra energia (lo so, per molti è un totale spreco di energie). Questo ha permesso una crescita incredibile del cervello umano in un tempo relativamente breve, passando dai 300 cm cubici degli Australopithecus ai 1350 cm cubici dell’Homo sapiens in meno di 4 milioni di anni. Sembra parecchio tempo, ma non esistono altri animali che hanno avuto un simile sviluppo in tempi simili;
Postura eretta – un’adattabilità costosa, tant’è che pressoché tutti gli esseri umani soffrono, hanno sofferto o soffriranno di mal di schiena. Potete fare i relativi scongiuri, purtroppo la questione è di tipo biologico: osservate com’è curva la nostra schiena e com’è invece dritta la colonna di qualsiasi altro animale e capirete perché. La postura eretta però ci da enormi vantaggi, il più importante tra tutti è che le mani ora sono libere e quindi possono svolgere altri compiti;
Perdita della pelliccia – questo ci ha portato lo svantaggio di doverci riparare dal freddo indossando indumenti, ma abbiamo fatto di questa necessità virtù. Una pelliccia infatti è molto utile per mantenere la temperatura stabile, proteggendo dal freddo e facendo schermo dal sole. Proprio per la sua assenza però abbiamo dovuto imparare a conciare, cucire e tessere, cosa che ci ha permesso di abitare luoghi molto più freddi di quelli in cui ci siamo sviluppati. Un essere umano può quindi abitare in Groenlandia come in Messico, gli basta variare lo strato di abiti che indossa. Nessun altro animale può fare lo stesso.
E l’adattabilità del cervello?
Una parte considerevole del nostro cervello è la chiave della nostra adattabilità: la cosiddetta neocorteccia. Molto sottile, presente solo in pochi animali inclusi noi, permette di sviluppare nuove capacità, che rendono il cervello adattabile. Tra queste l’arte, la simbologia, la fantasia.
Purtroppo la neocorteccia non ha potuto nulla contro le parti più primitive del cervello (il sistema limbico). Anzi, ha dato di fatto ad una scimmia paurosa e vigliacca gli strumenti per essere micidiale, e il pianeta ne ha pagato le conseguenze.
La nostra flessibilità è stata ed è la nostra forza. Le specie super specializzate rischiano facilmente l’estinzione perché il loro habitat si modifica (o, negli ultimi millenni, perché siamo noi a modificarlo). Le specie euriecie, cioè adattabili, non corrono quasi mai questo rischio. I ratti ne sono un esempio. Come loro anche noi siamo eurieci, capaci cioè di adattarci, ma spesso temiamo di farlo. A nessun animale piace cambiare quando le cose vanno bene. Purtroppo questo porta a specializzarsi sempre più, sino a non saper fare altro che una cosa sola. Se questa non serve più, l’estinzione è certa.
Meditate gente…
Per approfondire
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
Y. N. Harari “Sapiens: da animali a dei“
K. Lorenz “Il declino dell’uomo”
Pease & Pease “Perché gli uomini possono fare una sola cosa per volta e le donne ne fanno troppe tutte insieme?”
D. Morris “La scimmia nuda”
J. Diamond “Il terzo scimpanzé”
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L’autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funziona il linguaggio del corpo.