Un post parecchio provocatorio, ma vediamo di capirci.
Il mondo non ha bisogno di due sessi distinti, tant’è che molte specie ancora oggi ne fanno a meno.
La situazione diventa ancora più assurda in alcune specie, dove i maschi servono davvero poco. E nella nostra specie?
Maschi e femmine o solo femmine?
Andiamo con ordine. La riproduzione sessuale è stata la rivoluzione che ha permesso lo sviluppo della vita come la conosciamo oggi.
La vita compare sulla Terra in tempi alquanto remoti, si stima circa 3,5 miliardi di anni fa. Si tratta però di creature unicellulari, simili per alcuni versi agli attuali batteri e virus.
La situazione non cambia per un tempo lunghissimo, quasi 3 miliardi di anni! Poi, intorno ai 5-600 milioni di anni fa nasce la riproduzione sessuale, ovvero i due diciamo batteri si uniscono, scambiano tra loro materiale genetico (il fantomatico DNA, ricordato in tv sempre a sproposito, come “DNA delle banche”, “DNA dei partiti” e simili, o per casi polizieschi alla CSI).
Questo permette una rapidità di evoluzione ed adattamento incomparabile con la riproduzione semplice. Spieghiamo un attimo. I batteri e gli altri esseri unicellulari si moltiplicano dividendosi, producendo così da una cellula “madre” due cellule “figlie” identiche in tutto e per tutto. Non c’è un grande adattamento poiché “madre” e “figlie” sono uguali.
La nuova modalità mescola il DNA di entrambe le “madri”, che quindi quando si divideranno produrranno “figlie” diverse da loro. Si capisce subito che, così facendo, è molto più facile adattarsi, modificarsi, creare nuove forme di vita. E di fatto così è, in tempi immensamente lunghi per noi ma molto brevi per la storia del pianeta si moltiplicano le forme di vita.
A un certo punto in natura si sviluppa un nuovo concetto: sessi distinti. Alcune creature costruiscono degli individui del tutto incapaci di generare una progenie. Questi sono i maschi. Fino alla loro evoluzione, tutti gli abitanti della Terra sono ermafroditi, come le piante. Hanno quindi sia apparati maschili che femminili.
Questo però ha un costo alto, avere entrambi i sessi significa anche avere molti organi riproduttivi, quindi complicare tutto.
La selezione porta allora alla divisione: alcuni rimangono quasi inalterati, le femmine. Altri si sviluppano in modo differente, i maschi. Questi non possono procreare e il loro compito principale è quindi fecondare le femmine.
Due sessi un solo scopo
Il compito non è difficile, e quindi i maschi di molte specie sono del tutto subordinati alle compagne. In molti insetti com’è noto le femmine “regnano”, come in tutti gli insetti sociali (api, formiche, termiti), dove i maschi di fatto non contribuiscono in nulla alla vita della colonia.
Tra gli aracnidi (ragni, scorpioni) il maschio è divorato quasi sempre dalla femmina, a meno che riesca a fuggire in tempo. In tantissime altre, come i cefalopodi (polpi, calamari, seppie) il maschio muore subito dopo l’accoppiamento.
Questo ci appare assurdo, ma ciò è dovuto alla nostra riproduzione, che si fonda sull’avere figli in diversi momenti della vita. In queste creature invece i figli si hanno tutti in una volta, quindi non ha molto senso proseguire la vita del singolo oltre questo momento.
Veniamo ai vertebrati. I maschi acquisiscono una nuova caratteristica: la difesa. In molte specie di pesci, in moltissime di anfibi e rettili, in quasi tutte quelle di uccelli e praticamente in tutti i mammiferi come noi, i maschi sono più grossi e forti delle femmine, e anche più aggressivi. Questo perché difendono il territorio.
Potremmo quindi pensare che la funzione dei maschi sia questa: difendere. Ottimo. Ma difendere da cosa, precisamente? La risposta è: dagli altri maschi!
Facciamo alcuni esempi. Prendiamo per primi animali molto distanti da noi, come il pesce spinarello. Questo costruisce un nido per le uova, attira le femmine affinché le depongano, poi le feconda e le protegge. La femmina va via e non vedrà più né maschio né figli. Lui si romperà la schiena per difendere le uova dagli altri predatori che potrebbero cercare di mangiarle, quindi in questo caso la funzione del maschio è ovvia.
Avviciniamoci ad animali più simili a noi, le aquile. Qui la prole ha bisogno di entrambi i genitori, e sia mamma che papà aquila passano la giornata a dar da mangiare ai loro voraci aquilotti. Se uno dei due morisse, anche alcuni piccoli morirebbero perché un solo genitore non basta a nutrirli tutti. La femmina da sola, però, potrebbe far crescere almeno un piccolo. Il maschio comincia a perdere terreno…
Arriviamo ai mammiferi. Le cose cambiano del tutto. Fino a questo momento infatti le femmine producono uova esterne, quindi il maschio può fisicamente proteggerle e portarle con sé esattamente come la femmina. Ma ora la femmina tiene le uova a maturare DENTRO di sé.
Non stupirà sapere che, se nel 75% degli uccelli entrambi i sessi aiutano la prole, nel 97% dei mammiferi il compito è lasciato INTERAMENTE alla madre. Il padre la feconda e se ne fugge via in cerca di altre compagne, e la cosa ha una sua logica in termini evolutivi. Facciamo anche qui un esempio, prendiamo l’orso bianco. Questo cerca una femmina, la trova, la feconda. Potrebbe stare con lei a proteggerla, nutrirla e aiutarla ad allevare i piccoli, ma il compito è sfibrante, e per cosa? 2 piccoli in una stagione? Molto meglio cercare una nuova femmina e fecondarla. Vero, così i 2 piccoli rischiano molto di più, ma se il maschio è grosso e potente può terrorizzare gli altri maschi della zona, e magari accoppiarsi con 5-6 femmine. Magari non tutti i piccoli sopravvivranno, ma anche se solo metà arrivasse alla primavera successiva sarebbero almeno 5-6, non 2.
Egoistico? Sì. Il fatto è che tutte le specie lo sono. La femmina di spinarello descritta prima non si mette problemi a lasciare il compagno e cercarne un altro cui dare altre uova. La femmina di mammifero non può semplicemente farlo.
Uomini e donne: maschi e femmine particolari
Arriviamo alla nostra specie. Qui le cose si complicano parecchio! Una donna partorisce in genere un solo piccolo dopo 9 mesi, gliene occorrono altrettanti per le primissime fasi di sviluppo e circa una decina d’anni affinché il nuovo individuo inizi a rendersi utile e a procacciarsi almeno in parte il cibo.
Se il maschio si comportasse come l’orso si ritroverebbe con molte possibilità di non avere neppure un figlio. Investire tutto in una sola donna però significa non avere altri discendenti per tempi molto lunghi.
Gli esseri umani quindi trasformano un compito di base: procurarsi il cibo.
Le donne diventano raccoglitrici, gli uomini cacciatori. Tutti avete sentito la favoletta seguente: le donne raccolgono la frutta, quindi sono più abili a distinguere i colori, cercano l’acqua, e questo le rende più attratte da ciò che luccica, hanno bisogno di cercare piccoli oggetti, e ciò amplia la loro visione laterale (nella vita moderna ciò si traduce in armadi, cassetti e frigoriferi ordinati, contro quelli maschili dove regna il caos) e lavorano in gruppo, sviluppando la comunicazione.
Gli uomini invece sviluppano forza e resistenza, dovendo cacciare, abbattere e trasportare grossi animali. Hanno una mira più efficiente per colpire il bersaglio, e sono meno sensibili per poter uccidere e lottare.
Questo ci porterebbe a pensare che il cibo portato da uomini e donne sia all’incirca pari: carne porta lui, verdure porta lei. Dimentichiamo però alcuni punti:
- siamo primati, cioè scimmie. La carne è molto meno importante per la nostra dieta e se ne può fare a meno;
- cacciare è rischioso, molti uomini si feriscono o muoiono nel compito. Portare verdura e frutta non ha grossi rischi;
- cacciare è difficile, gli animali, specie quelli grossi, non gradiscono di essere uccisi e mangiati e quindi scappano, si difendono, si nascondono. Le probabilità che l’uomo non prenda nulla sono alte.
Il risultato finale è che in un giorno qualsiasi la donna portava a casa cibo sufficiente per sfamare lei, il figlio e il marito. Il marito non portava quasi nulla.
Vero, c’erano i giorni in cui la caccia andava bene, magari si riusciva ad abbattere una grossa gazzella e quindi l’uomo “compensava” i giorni precedenti in cui tornava a mani vuote, ma se la donna avesse dovuto affidarsi a lui per il cibo, ora saremmo tutti estinti.
Quindi a cosa servono gli uomini?
Perché allora gli uomini andavano a caccia? Perché non aiutavano la compagna a raccogliere frutta e verdura? Essendo più grossi e forti gli uomini avrebbero potuto portare molta più verdura e quindi essere più utili. Allora perché non è andata così?
Il primo motivo è di tipo sociale. Un uomo che abbatte un grosso animale, specie se pericoloso come un bufalo, è visto come un eroe, un guerriero. Ha coraggio, forza e capacità, quindi è ammirato dalla tribù. Inoltre è grazie a lui che si fanno le feste, poiché è difficile che le donne riescano a raccogliere non solo per la famiglia ma anche tanto di più da organizzare festini.
Per finire, la difesa. Se un uomo va a caccia pattuglia anche il territorio, e così facendo può intercettare i rivali delle altre tribù che magari vogliono violentare o rapire le loro donne. Questo compito appare quindi come il principale, si noti come, se non ci fossero gli uomini, non esisterebbe neppure il problema.
Cercando di capirci qualcosa, gli studiosi hanno immaginato due uomini:
il procacciatore – equilibrato, astuto, efficiente, costui non perde tempo dietro ai bufali e agli ippopotami ma, molto più saggio, va alla ricerca di cibo facile da catturare, come topi, funghi, miele, frutta. Porta molta roba a casa, ma nulla di spettacolare. I suoi sforzi sono rivolti per primi al benessere della famiglia;
l’esibizionista – coraggioso, sfacciato, eroico, mette a rischio la sua vita combattendo contro giraffe e facoceri per dimostrare la sua abilità. Se non si ferisce è probabile che non catturi nulla, ma quando ci riesce è una festa per tutti. Non spartisce in genere il cibo solo con la famiglia, ma con l’intera tribù.
Che compagno vogliono le donne? Nelle tribù esaminate (Aché del Paraguay,Hadza della Tanzania, San tra i Boscimani e varie tribù della Nuova Guinea) le donne ammirano gli esibizionisti, ma sposano i procacciatori.
L’esibizionista, specie i giorni che torna con grosse prede, ha parecchie possibilità di avere figli!
Il procacciatore invece non ha la fortuna di avere un seguito di ammiratrici, ma di solito è sposato, cosa che l’esibizionista è molto di rado.
Cosa converrebbe essere a un uomo? Meglio cercare il successo e rischiare la vita – così facendo forse rimanere senza figli – o fare il suo dovere quotidiano e sperare di far breccia nel cuore di una sola donna?
L’esibizionista è per molti versi più simile all’orso, non fa granché per la prole ma è temuto dagli altri maschi e, così facendo, ha buone possibilità di avere più figli del procacciatore, che invece ha una sola donna, la quale potrebbe morire di parto lasciandolo solo. A differenza dell’orso, l’esibizionista sa che la tribù potrebbe aiutare le sue donne a far sopravvivere i suoi figli.
Il procacciatore invece si comporta più come l’aquila, e investe tutto nell’allevamento della prole. Così facendo le sue possibilità di vedere il figlio cresciuto sono molto più alte.
Le donne preferiscono i primi ma scelgono i secondi.
Quindi, ripetiamo la domanda: a cosa servono i maschi? Ai posteri l’ardua sentenza…
Antonio
Per approfondire:
A.Meridda, F.Pandiscia “Il Metodo Anticorna”
J. Diamond “Perché il sesso è divertente?”
K. Hawkes “Why do men hunt? Benefits for risky choices”
K.Hawkes, J.F.O’Connel, N.Blurton-Jones “Hardworking Hadza grandmothers”
H.Curtis, N.S.Barnes “Biologia”
[divider style=”3″]
Se l’articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!
[arrows style=”arrow-blue-1.png” align=”center”]
[social_sharing style=”style-6″ fb_like_url=”https://www.facebook.com/AntonioMeriddaScrittore?ref=hl” fb_color=”light” fb_lang=”it_IT” fb_text=”like” fb_button_text=”Share” tw_lang=”it” tw_url=”https://twitter.com/coachmeridda” tw_button_text=”Share” g_url=”https://plus.google.com/u/0/b/109900096264120362783/dashboard/overview” g_lang=”it” g_button_text=”Share” p_url=”https://www.pinterest.com/antoniomeridda/” linkedin_url=”https://www.linkedin.com/profile/edit?trk=tab_pro” linkedin_lang=”it_IT” alignment=”center”]
Vuoi saperne di più sulla coppia e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Il Metodo Anticorna!
[button_1 text=”Compra%20su%20Amazon” text_size=”32″ text_color=”#000000″ text_bold=”Y” text_letter_spacing=”0″ subtext_panel=”N” text_shadow_panel=”Y” text_shadow_vertical=”1″ text_shadow_horizontal=”0″ text_shadow_color=”#ffff00″ text_shadow_blur=”0″ styling_width=”40″ styling_height=”30″ styling_border_color=”#000000″ styling_border_size=”1″ styling_border_radius=”6″ styling_border_opacity=”100″ styling_shine=”Y” styling_gradient_start_color=”#ffff00″ styling_gradient_end_color=”#ffa035″ drop_shadow_panel=”Y” drop_shadow_vertical=”1″ drop_shadow_horizontal=”0″ drop_shadow_blur=”1″ drop_shadow_spread=”0″ drop_shadow_color=”#000000″ drop_shadow_opacity=”50″ inset_shadow_panel=”Y” inset_shadow_vertical=”0″ inset_shadow_horizontal=”0″ inset_shadow_blur=”0″ inset_shadow_spread=”1″ inset_shadow_color=”#ffff00″ inset_shadow_opacity=”50″ align=”center” href=”http://www.amazon.it/metodo-anticorna-Comunicare-partner-perfetta/dp/8888857532/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1449043568&sr=8-1&keywords=metodo+anticorna”/]
L’autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come gestire la coppia.