La time line funziona molto bene per programmare il futuro, ma non solo. Anche riguardo al passato è utile per rimettere ordine. Tutti abbiamo ricordi brutti e dolorosi, in alcuni casi veri e propri traumi emotivi che ci trasciniamo talvolta per interi decenni.
Con l’utilizzo delle tecniche di PNL (programmazione neuro linguistica) connesse alla time line è possibile diminuire e in diversi casi superare questi traumi. Vediamo come.
La time line della tua vita
Il cervello ha un compito principale, che molti sottovalutano: tenerci vivi. Non è fatto per sognare, desiderare, renderci felici. Queste funzioni esistono ma sono sempre subordinate alla sopravvivenza. Per fare in modo che questo sia massimizzato nei suoi effetti, una parte molto importante, la memoria, è focalizzata nel registrare tutto quello che potrebbe in futuro essere un pericolo al fine di evitarlo.
In poche parole: ci ricordiamo più facilmente e con molti più dettagli i momenti più terribili anziché i più piacevoli. Sembra brutto, ma ripeto, la funzione per cui ciò avviene è che in questo modo non corriamo il rischio – e facciamo molta attenzione a che non si ripresenti – di ricadere in situazioni pericolose.
Questo può apparire crudele e orribile, spesso per i ricordi inevitabili, come il lutto. Ma ha la funzione molto importante di formare legami più saldi e stabili con chi è vivo, aggiungendo importanza ad ogni attimo. Se nessuno morisse mai, è probabile che non avremmo una grande relazione tra di noi.
Il problema di questo delicato meccanismo è che alcuni ricordi finiscono per essere non utili per sopravvivere ma, al contrario, limitanti. Ci sono persone paralizzate da esperienze tragiche, le quali non riescono in alcun modo a separarsi dal ricordo traumatizzante che, come in un disco rotto, continua a ripresentargli la stessa, dolorosissima, insopportabile scena.
Nei casi più gravi questo porta anche alla pazzia, in casi meno appariscenti e più numerosi alla depressione, all’ansia e così via.
Senza dover arrivare a tanto, anche un trauma di livello più basso può essere un forte limite. Magari il ricordo di aver fatto una figuraccia da ragazzi può impedire ad un uomo di avvicinarsi alle donne. O il ricordo di un tradimento può portare una donna a diffidare di tutti gli uomini. O, in campo lavorativo, l’aver ricevuto un rimprovero, forse da bambini, può impedire di fare carriera per paura di esporsi ancora.
In tanti casi, quindi, siamo come prigionieri del passato!
Come il cervello ti salva la vita mentendo
Questo è assurdo, soprattutto perché il passato, di fatto, non esiste. O, per meglio dire, non esiste più.
Torniamo un attimo al cervello. Il suo scopo, abbiamo detto, è difenderci. Quando una mamma vuole proteggere il proprio bambino dai pericoli, per esempio non vuole che parli con gli sconosciuti, cosa fa? Di solito un rimedio che funziona bene è quello di spaventarlo, raccontandogli cose spaventose, di bambini rapiti – un tempo si parlava di veri e propri orchi che vagavano nei boschi per mangiarli – in modo che l’esperienza sia evitata.
In breve, esagerano e deformano la realtà affinché sia più spaventosa. Questo perché il bambino non pensi di poter fare la “prova di coraggio” di andare a parlare lo stesso con uno sconosciuto, e al contrario se ne tenga ben alla larga.
Il cervello agisce nello stesso identico modo: per evitare che una cosa si presenti o ripresenti, deforma la realtà. Se torni alla memoria di quando avevi pochi anni, magari ricorderai di mostri sotto il letto o nell’armadio. O di ombre che diventavano streghe e vampiri pronti a ghermirti di notte e così via.
Crescendo avrai capito che queste cose non esistono, quindi che il pericolo era solo immaginato. Ma questo non lo rendeva meno reale, giusto? Al contrario, dubito che dormissi tranquillamente, specie a seguito di qualcosa che ti “accendeva” la fantasia, come un film dell’orrore, un cartone animato con qualche orco in mezzo o una fiaba che parlava di draghi e fantasmi.
Questo è il primo punto da ricordare: il tuo cervello, come faceva la mamma, mente ed esagera, per fare in modo che non ti venga neppure il dubbio di fare “prove di coraggio”. La realtà e il tuo ricordo hanno un solo punto in comune, appartengono entrambi al passato.
Tutto il resto è invece modificato ad arte dal tuo cervello affinché l’evento sia il più spaventoso, orribile e devastante possibile. Quindi le persone diventano mostri, le atmosfere si fanno cupe, il dolore più intenso che mai. Come un abilissimo regista il tuo ricordo si forma per essere efficace e ricreare qualcosa che non dimenticherai tanto in fretta! Prima di prendertela con lui però, considera che lo stesso effetto si ha in positivo. Pensa a quando ci si innamora, tutto sembra più bello e allegro anche se non è cambiato nulla a parte la tua vita sentimentale.
Bene, ora che sai che è tutta una bugia, come si fa a smontarla? Ovviamente con la time line!
Imprinting e reimprinting: come il cervello classifica la realtà
Sai cosa è l’imprinting? Con questo termine il dr. Konrad Lorenz definì un tipo particolare di memoria. La sua scoperta fu la seguente: non si nasce “nudi”, come una tabula rasa. Al contrario, il cervello ha già una serie di istinti già “programmati” al suo interno, che si attivano o meno in base agli stimoli esterni.
Diciamolo in maniera semplice. Un imprinting è un ricordo costante che accompagna per lunghe fasi – a volte tutta la vita – il neonato, di qualsiasi specie esso sia. L’esperimento che rese il dr. Lorenz celebre è quello dei piccoli anatroccoli che, alla nascita, avendolo visto fuori dall’uovo lo identificarono come loro mamma.
Anche negli esseri umani sono presenti numerosi imprinting, che si ricevono però non solo al momento della nascita ma per un periodo molto più lungo. Questo è ovvio, dato che il cervello umano è molto complesso e impiega moltissimo tempo per svilupparsi. Nessuno ricorda nulla dei suoi primi giorni di vita. Eppure chi è nato in periodi bui – a dicembre o gennaio ad esempio – tende a preferire la penombra al sole intenso. Al contrario chi è nato a maggio o giugno mal sopporta il buio. Non sono gusti casuali ma dettati dai ricordi dei primi mesi di vita.
N.B.: questo è un esempio. Se il tuo compleanno è a gennaio e adori il caldo vuol dire che fai eccezione alla regola. Ricorda che la scienza funziona per statistiche e non casi singoli, e che il fatto che per la maggioranza funzioni in un modo non vuol dire che per tutti sia uguale.
Quindi, cosa succede durante un imprinting? Il fenomeno è molto complesso, a parole semplici diciamo che i ricordi sono per così dire “esagerati” in modo da essere più facilmente registrabili, e che riguardano alcuni aspetti fondamentali alla base della vita. L’esempio di Lorenz è appunto relativo ai neonati.
Quello che ci interessa ora, è che un imprinting colpisce la memoria in modo molto forte e quasi indelebile. Non vogliamo alterare uno di essi però, poiché è difficile e abbastanza pericoloso.
La tecnica con cui si agisce però prende il nome di reimprinting proprio per l’effetto che ha: riscrivere la memoria in modo indelebile.
Gestire i traumi con la time line
Questa tecnica è molto efficace, ma se non l’hai mai fatta può esserti d’aiuto farti aiutare da chi già la conosce. Il motivo è che, se il trauma è molto grave, potresti avere problemi nel visualizzarlo o nell’affrontarlo.
Ti consiglio, quindi, di iniziare da un brutto ricordo non particolarmente intenso. Magari una brutta figura, o una serata non andata in modo perfetto. Quando avrai fatto un po’ di pratica potrai iniziare a rivedere anche le parti più dolorose.
Per iniziare comincia con il tracciare la tua time line. Questa volta non ti servirà un pavimento da calpestare, puoi fare tutto anche senza muoverti di un passo. Quindi inizia con l’immaginarla come preferisci: si stende davanti a te, o tu ci sei in mezzo, o ti avvolge, o ancora è distante. Ogni rappresentazione va bene, scegli quella che più ti aggrada.
Ora immagina di tornare al momento in cui è accaduto il ricordo negativo. Prima di farlo però, esci dalla time line. Immagina di osservarla da fuori, come se fossi al cinema. In questo modo il ricordo sarà meno forte su di te. Non vederlo coi tuoi occhi ed orecchie, guardalo in modo distante e distaccato.
Adesso guarda cosa è accaduto. Che risorsa ti sarebbe stata utile? Più coraggio? Più sicurezza? Più intelligenza?
Immagina di avere questa dote. Prendila da un altro ricordo in cui l’hai avuta e concentrati sul ricordo negativo.
Se sono presenti altre persone, che magari avrebbero avuto bisogno di altre doti, dagliele pure. Magari più tolleranza verso di te, o più benevolenza.
Quindi, altera la scena come ti sembra meglio, rivediti con forza e coraggio e dai agli altri gentilezza e allegria. Ora immagina di entrare nel ricordo e vedilo con i tuoi sensi, come fai di solito, ma con la nuova dote in più per te e, se serve, per gli altri.
Rivivi questo momento, con le nuovi condizioni, quante volte vuoi, finché ti apparirà diverso. Questo non vuol dire che dimenticherai ciò che è accaduto, ma che il dolore non sarà più la parte centrale della scena.
Concentrati sulla lezione importante che hai imparato. Tienila cara perché è utile per la tua vita.
Conclusioni
La prima volta tutto questo ti sembrerà assurdo. Soprattutto, è facile che penserai “ma non è andata così! L’avrei voluto ma non è accaduto!”. Magari nel tuo ricordo erano tutti crudeli con te, o tu ti sentivi del tutto fuori posto.
Voglio ripeterti che quello è il tuo ricordo, e non c’entra nulla con come in realtà è andata. Il cervello ha alterato i ricordi, ha reso gli altri sempre più feroci e malvagi ogni volta che ci hai ripensato. La tua stessa performance è stata penosa, ridicola e imbarazzante. Ma questo vale nel tuo ricordo. In realtà le cose sono andate diversamente. Non puoi però usare una macchina del tempo e tornare all’evento, e anche se lo facessi magari lo rivivresti come la prima volta.
Puoi invece cambiare il tuo ricordo per renderlo utile anziché un danno. Le persone sicure di sé fanno essenzialmente questo. Lo fanno in modo istintivo, senza alcuna tecnica, ma lo fanno. Una brutta figura nel loro ricordo diventa un fatto buffo e piacevole, non una cosa imbarazzante che gli impedirà di agire.
Una persona sicura non è matta o diversa, è solo più abile a modificare i ricordi in modo che gli siano alleati. Questo non vuol dire che non ha mai sofferto o non ha mai fatto una figuraccia. Se ha sbagliato lo ricorderà ed eviterà di farlo come chiunque altro, ma non permetterà al ricordo di bloccarlo.
Quello che hai imparato adesso è usare questo stesso sistema a tuo vantaggio, per poterti liberare di un po’ di fantasmi del passato che ancora ti opprimono.
Io personalmente ho usato questo metodo per liberarmi dalla timidezza che mi opprimeva da ragazzino, sta a te usarlo nel modo più utile.
La prossima volta ci occuperemo della time line nel presente, non mancare!
Antonio
Per approfondire
A. Meridda “La Time Line”
T. James “Time Line Therapy”
T.James, W.Woodsmall “Time Line”
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L’autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sulla time line.