La fobia, questa brutta bestia…

Immaginiamo la scena. Due innamorati, felici e senza problemi, vanno a fare un picnic. Lei vuole passare una giornata tra il verde per rilassarsi. Lui ha altri progetti, più “terra terra”. Entrambi sono fiduciosi di divertirsi e fare una bella gita.

Tutto sembra perfetto: sole, venticello, neppure una nuvola, nessuno intorno. O quasi.

Un ragno, per motivi sconosciuti – se si escludono gli ultimi 300.000.000 di anni da quando gli insetti abitano sulla Terra – decide di fare una ragnatela. Non solo. Il perfido animaletto osa di più, e va a posizionarsi proprio al centro della suddetta tela, non sapendo che così facendo causerà un disastro.

Alla sua vista infatti, la fanciulla avrà per la testa ben altro che l’amato bene. Si terrorizzerà alquanto, e avrà la netta percezione che il diabolico ragnetto si trasformi sotto i suoi occhi. Da piccolo, innocuo abitante dei boschi muterà in un orrido bestione, delle dimensioni di un chihuahua, più velenoso di una bomba al gas nervino, ricoperto di peli come uno yeti e in compagnia di altri milioni di compari, il cui scopo diventa di colpo non più la mosca distratta ma la carne della donna.

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La quale, com’è ovvio, fuggirà di una distanza equa affinché il mostro non la raggiunga. Una cinquantina di chilometri, più o meno.

Lui correrà via, per inseguire la compagna atterrita e in cuor suo maledicendo i ragni, i boschi, le piante, le mosche, i picnic, i prati, le gite fuori porta, la natura intera e un po’ anche i suoi gusti in fatto di donne.

Ma cosa è successo? Perché una reazione tanto assurda?

Come si reagisce alla fobia

Per comprendere quella che pare una follia, bisogna intanto comprendere cosa è la fobia e perché provoca simili reazioni.

Dobbiamo quindi cominciare comprendendo il meccanismo della paura. Questo è uno dei più importanti che abbiamo, perché è grazie ad esso che, in un modo o nell’altro, siamo vivi. Grazie alla paura evitiamo di camminare in mezzo a un’autostrada trafficata, accendiamo i fari quando guidiamo di notte, evitiamo di sputare in faccia al capo di una banda di teppisti e così via.

Qui non si tratta di fobia: questo è meglio non farlo!

Il meccanismo con cui la paura si forma è semplice: il cervello vede uno stimolo, lo definisce pericoloso in base a quello che ha imparato, lo classifica come “da evitare” e da lì in poi non ci proverà più. A volte è necessario sperimentare su di sé lo stimolo, come il toccare il fuoco.

Purtroppo, in alcune situazioni le cose vanno male.

Succede infatti che la paura viene generalizzata e associata in modo errato. Ovvero: invece di stabilire una paura “razionale” o corretta – per esempio, non andare a disturbare un cobra – generalizza a “tutto quello che sembra un serpente è pericoloso”!

Questa è una fobia, e la persona che ne soffre balzerà terrorizzata ogni volta che vedrà una corda. Non esagero, conosco una persona con la fobia dei serpenti che alla sola vista di un cavo ha dei brividi.

Tale spiacevole fenomeno si ha perché la fobia, a differenza della fobia, non reagisce allo stimolo: reagisce “tutto o niente”!

Effetto della fobia

Non sembra ma questo ragno è quasi innocuo!

Quindi, cosa significa tale reazione “tutto o niente”? Torniamo all’esempio dei due innamorati nel bosco. Se lei avesse avuto una normale reazione di paura ai ragni (che ci sta, non tutti al mondo sono svalvolati come il sottoscritto e adorano gli artropodi) si sarebbe magari spostata in un punto dove non c’erano ragnatele in vista.

Avendo invece la nostra poveretta l’aracnofobia, non le è bastato allontanarsi di un pochino. Nemmeno di molto. Ha dovuto del tutto cambiare zona, per evitare la spiacevole sensazione d’ansia generata per lei dalla visione di un ragno.

La fobia non finisce al cessare dello stimolo, come la paura. Facciamo un altro esempio. Diciamo che un amico, un buontempone con molto tempo da perdere e che ha preso troppo pochi schiaffi da bambino, vuol farci uno scherzo. Uno di quelli belli e simpatici: prenderci alle spalle urlando.

La nostra reazione sarà prima di spavento, con relativo sobbalzo, poi, scoperto che è l’imbecille in questione, una sana dose di insulti e improperi rivolti all’autore dello scherzone.

Se fossimo affetti da fobia invece, anche dopo aver visto che era lui, avremmo continuato ad avere la sensazione di pericolo imminente e le relative reazioni fisiche: sudore, tachicardia, respiro accelerato, infarto. L’ultimo effetto dipende da quanta maionese mettiamo sul capodoglio in umido mangiato a colazione.

Per questo spiacevole effetto, la fobia è molto peggiore della semplice paura.

Come gestire una fobia

Ci sono diversi livelli di fobia. Il primo è quello detto della fobia semplice. Usiamo ancora l’aracnofobia.

Un’aracnofobia semplice è quella della fanciulla di cui sopra: stimolo = fuga fino a quando c’è benzina.

Un’aracnofobia complessa coinvolge tutti gli elementi che il ragno porta con sé: boschi, mosche, case diroccate, cantine: stimolo generico = fuga a oltranza.

L’aracnofobia ansiosa è peggio ancora: generalizza al punto che ogni cosa potrebbe ricordare un ragno. In questo caso, lo stato d’ansia è quasi perenne in qualsiasi situazione che, secondo il cervello, ha a che fare con i ragni, quindi il semplice concetto o discorso di “domani vado in campagna” o “devo riordinare la soffitta”.

Inutile dire che l’ultimo caso è il peggiore da trattare. Tutte le fobie però hanno un elemento in comune, ovvero lo stimolo. Per trattarle, quindi, un metodo molto usato è sfruttare lo stimolo stesso.

Si può fare in due modi:

  1. flooding (immersione): hai paura di nuotare? Tuffati in acqua. O affoghi o la superi. Metodo molto usato ma anche pericolosissimo!
  2. desensibilizzazione: hai paura di nuotare? Inizia a familiarizzare con l’acqua. Lavati ogni tanto, Avvicinati via via, magari in riva al mare. Poi vai dove si tocca. Poi procedi. Questo è il metodo che consiglio io, ma che richiede più tempo. Anche risultati migliori, però!

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Fobia e PNL

La tecnica che preferisco, del resto, è quella dell’antifobia, usata in PNL. Questa si basa sullo stimolo associato (per esempio il ragno) che viene però storpiato nell’immaginazione, e quindi privato di ogni potere. Perché ciò che gli conferisce forza è la deformazione che facciamo. Come ho detto prima, il ragno non è visto come un innocuo abitante dei boschi ma come un demone assassino stile film di King Kong.

Deformando la deformazione, la PNL elimina l’associazione negativa, e così facendo priva lo stimolo del suo potere atroce.

L’altra cosa interessante è che richiede in genere pochi minuti per essere utilizzata!

Conclusioni

La fobia si può affrontare. Anzi, è necessario farlo, perché è facile che peggiori da semplice a complessa, mentre è impossibile che regredisca da complessa a semplice senza far nulla.

Ci sono diverse strategie che si possono usare, quindi ti invito a provarle tutte se hai una fobia che ti opprime.

Antonio

Per approfondire

Freud S., “Ossessioni, fobie e paranoia

Nardone G., “Paura, panico, fobie

Nardone G., “Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico

Bovagnoli & Q, “Il grande libro illustrato delle fobie. Dai un nome alle tue paure

 

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Vuoi saperne di più sulle fobie e la loro gestione?

Ti suggerisco il videocorso

PNL ANTIFOBIA!

 

 

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L’autore: Antonio Meridda

ritrattoAntonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di PNL ha ottenuto il titolo di personal coach e di counselor. Ha studiato ipnosi e tecniche di comunicazione avanzata. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sulla PNL.

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