Si vedono sempre appelli all’introduzione delle donne nelle posizioni di potere, nei ruoli chiave e nei sistemi più importanti: politica, aziende, istituzioni pubblici e privati.
Tutto questo è encomiabile, in quanto cerca di pareggiare una situazione del tutto squilibrata. Anche se le donne sono la maggioranza della popolazione, in tutto il pianeta controllano poco più del 7% delle risorse. Il 93% restante è lasciato agli uomini, che pure sono appena il 43% del totale!
A cosa è dovuto tutto ciò? Ovviamente, alla violenza maschile, all’uso della prepotenza e a tutte le simpatiche doti che il testosterone si porta dietro. Giusto no? In parte…
Guerra e testosterone: associazione vincente
Nella nostra specie, come in tutte quelle organizzate, sono le femmine che comandano. L’unica eccezione è data dagli scontri, come guerre, lotte, battaglie e così via. In questi ambiti – e solo in questi – i maschi sono senza ombra di dubbio avvantaggiati.
Ci sono a questo punto alcuni punti da specificare:
1) per quanto non ci piaccia, siamo animali e rispondiamo agli istinti;
2) da questi istinti siamo stati selezionati per specifiche funzioni;
3) la nostra organizzazione è molto più complessa di quella degli altri animali.
Sarebbe normale, secondo quanto detto prima, che le donne comandino sempre, eccetto in caso di guerra. E di fatto, è così. Il problema è proprio lo stato di guerra permanente in cui viviamo. La società umana si è sviluppata con la guerra, non perché superiori, unici o diversi dagli altri animali, ma solo perché più organizzati.
Gli scimpanzé, a noi vicinissimi per DNA e costituzione (il 98% del DNA umano e dello scimpanzé coincidono) combattono guerre spietate con i loro simili per il controllo delle risorse, siano esse femmine, cibo, territori. I maschi, che normalmente non fanno niente di che nella società degli scimpanzé (mentre le femmine accudiscono i piccoli, trovano il cibo, costruiscono rapporti sociali) diventano utili a qualcosa: difesa del territorio o attacco per espandere il proprio. Assumono il controllo della colonia, e diventano il fulcro del sistema. Finito lo scontro, che può durare anche diversi giorni, le femmine riprendono il controllo.
Il nostro altissimo numero ci porta a costanti scontri. Aggiungiamo alcuni elementi alla mistura esplosiva, cioè l’avidità (istinto antichissimo dovuto alla nostra evoluzione in ambienti poveri e desertici) e l’intelligenza che permette di fare guerre pianificate per mesi, ed ecco che lo stato di battaglia diventa permanente: le femmine non hanno quasi più spazi per comandare.
E qui si inserisce l’ultimo elemento utile a comprendere perché le donne, pur essendo più intelligenti in tanti ambiti, non riescono ad assumere il controllo, ovvero l’effetto testosterone.
Il testosterone e la voglia di vincere
Quando un maschio vince una battaglia, i suoi livelli di testosterone crescono. Diventa quindi
più ricercato dalle femmine. I maschi non “sanno” tutto questo, ma il loro istinto li porta a risolvere le questioni in modo “manesco”. Questo vale per i cani, gli scimpanzé, i cervi e ovviamente gli esseri umani.
Anche le femmine allo stesso modo non “sanno” che chi vince è più “testosteronico”, ma sono ugualmente attratte dai vincitori. Al contrario, le femmine “vincenti” non attraggono molti maschi in nessuna specie, sono altre le doti che si ricercano, come la sensibilità o la bellezza. E anche questo si dimostra in tutte le specie, tra cui la nostra non fa eccezione.
Quindi, vediamo di capire la situazione umana:
1) la società umana è strutturata in ordine di battaglia permanente per le risorse (in politica, religione, commercio ecc.)
2) i maschi sono selezionati per vincere gli scontri, in quanto questo aumenta il testosterone
3) le femmine sono attratte dai vincitori, i maschi NON sono attratti dalle vincitrici.
Conclusioni
Quindi le donne devono rinunciare al controllo delle risorse, cioè ad avere potere? Certo che no, ma in un sistema come quello attuale è di fatto molto difficile che riescano ad ottenerlo e soprattutto a DESIDERARLO. Molte situazioni, come gli USA o l’Europa del nord non hanno restrizioni come ad esempio avviene in medioriente per l’assunzione del potere da parte femminile, ciò nonostante poche donne condividono la “follia” maschile per il potere a tutti i costi. Molto semplicemente, non è interesse di molte donne guidare eserciti, distruggere avversari o fare a pezzi gli antagonisti. Alcune sono disposte ad accettare questo prezzo se necessario, mentre per gli uomini questo è “il bello” dell’avere il potere: schiacciare il nemico.
In sintesi: se il sistema è orientato alla vittoria al costo del nemico, possiamo introdurre quante quote rosa ci pare, sarà molto difficile che le donne occupino i posti di potere.
O si cambia il sistema, o il potere rimarrà sempre in mano agli uomini.
Per approfondire
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
I- Eibl-Eibesfeldt “Etologia della guerra”
S. Pinker “Il paradosso dei sessi”
A. & B. Pease “Perché gli uomini sono fissati con il sesso e le donne sognano l’amore?”
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L’autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funziona il linguaggio del corpo.