So cosa stai pensando, ma qui non si parla di scelte etiche. Violenza e non violenza sono analizzate, in questo articolo, come comportamenti istintivi, non acquisiti con l’educazione.

Ovviamente, e spero che su questo non ci siano dubbi, potendo scegliere di risolvere un qualsiasi tipo di conflitto/scontro/incontro con sconosciuti/nemici è meglio evitare la violenza, se si può fare questa scelta.

Per motivi di pudore, candore o come è meglio dire ingenuità al limite dell’idiozia, però, si ignora come sempre la nostra struttura cerebrale e biologica, che non deriva manco per niente da creature amabili e gentili ma da animali che o sopravvivono o sono belli che morti. E questi animali avevano e hanno bisogno di conoscere i propri limiti, il proprio territorio possiamo dire, per capire cosa possono e non possono fare.

Violenza tra bambini e cuccioli: esplorazione e conseguenze

Andiamo dritti al punto: che succede se si mettono due lattanti insieme? Presto o tardi i due inizieranno a cercare un contatto con l’altro. Questa fase è detta in etologia esplorativa, e si spera di non dover spiegare il perché. La fase esplorativa per tutte le creature è di tipo violento. Non per cattiveria – che a quell’età è sconosciuta – ma per semplice istinto e opportunità.

Chi comanda qui?

Chiunque abbia osservato dei cuccioli giocare insieme avrà notato che si azzuffano piuttosto spesso. Stanno giocando, e così facendo prima o poi si fanno male. Che succede a questo punto? Facciamo l’esempio con i cagnetti. Un cagnetto morde l’altro per gioco. L’altro può o piangere e fuggire (stimolando in tal senso un altro morso) o reagire con violenza.

Cosa accade nei lattanti umani? La stessa identica cosa. Uno dei due userà la cosiddetta violenza esplorativa, per esempio metterà un dito nell’occhio dell’altro, per vedere che accade. Per ribadire il concetto: NON PER CATTIVERIA. L’altro può fare come il cucciolo. Caso 1, piange e si dispera. A questo punto se il bambino colpevole è empatico smetterà di fargli del male. Ciò però accade di rado, perché il lattante non ha ben chiaro il concetto di “male”. Può non reagire, e quindi il primo bambino penserà che mettere le dita negli occhi altrui va bene. O può reagire con violenza, dimostrando che non gradisce affatto le dita negli occhi. Se non viene fermato in alcun modo, il bambino aggressore cercherà di fare altro. Le dita negli occhi vanno bene? Ottimo, ora proviamo a tirargli i capelli. E procederà così fino a generare reazioni, cioè a imparare qualcosa. Il meccanismo ha perfettamente senso se ci pensiamo. Immaginiamo a questo punto che l’altro lattante si scocci e reagisca. Cosa penserà l’aggressore? Che l’altro è matto! Come osa ribellarsi adesso, dopo essersi beccato di tutto? Quindi, anziché smorzare l’attacco, lo intensificherà con maggior violenza.

In pratica, la cosa migliore doveva essere quella che accade nei cuccioli, cioè a morso rispondo con un altro morso. Se così non avviene si generano animali forti e dominanti e altri più insicuri. Cosa che ovviamente accade. Il brutto è che se non si “mette al suo posto” l’aggressore all’inizio, sopportando con pazienza le sue malefatte, non si fa altro che invogliarlo a proseguire l’escalation di violenza. Più va avanti, più serve forza e violenza per fermare l’aggressione. Per dire, se all’inizio bastava sgridare o dare un morso, dopo non basta più e occorre passare a maniere molto più forti. Questo vale per tutti i mammiferi di cui abbiamo notizia.

Violenza e non violenza tra i più grandi

Photo by Jeremy Thomas on Unsplash

Incredibile ma vero, la violenza esplorativa NON si estingue con l’età dell’innocenza. Gli adolescenti, come è risaputo, testano di continuo la propria forza contro i genitori e l’autorità. Provano cioè a “mettere le dita negli occhi” dei genitori, i quali non sanno mai come reagire e spesso sopportano, fino a quando il figlio inizia a tatuarsi, a non tornare a casa, a non chiamare per dire se è vivo o morto e così via. A questo punto intervengono, e fanno più danni perché non usano una forza adatta, ma di solito troppo debole tipo “fila in camera tua” o “non potrai usare internet fino a domani”.

L’intento di questo articolo non si rivolge però ai fini educativi dei genitori, quanto alle reazioni verso i prepotenti e i violenti. Usiamo un esempio noto a tutti per la sua efferatezza, Hitler. Se la Germania avesse reagito alla sua violenza iniziale, non si sarebbe mai arrivati al punto tragico in cui invece poi si è giunti. Quando si decise che bisognava reagire, ormai era tardi.

Conclusioni

Oggi i prepotenti, come sempre, usano la violenza esplorativa per capire cosa gli è concesso e cosa no. Questa cosa è DEL TUTTO DIVERSA dalla tolleranza. Si tollera un comportamento diverso se è motivato, e anzi è un bene farlo. NON si deve MAI tollerare la violenza verso chiunque, perché ciò non la ferma. Autorizza solo il violento a continuare.

Questa è biologia ed etologia, cioè scienza, non opinioni.

Per approfondire

M. Piattelli Palmarini “Chi crediamo di essere?

I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”

M. Piattelli Palmarini “Le scienze cognitive classiche. Un panorama

L. Festinger “Teoria della dissonanza cognitiva

M.S. Gazzaniga “L’interprete: come il cervello decodifica il mondo

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L’autore: Antonio Meridda

ritrattoAntonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull’argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sul linguaggio del corpo.

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